QUA LO DICO E QUA LO NEGO di Franco Pennasilico

NOTIZIARIO FLEGREO 21 Aprile 2000


SESSO, CHE PALLE !!

Articolo 24 di 42


E’ da tempo oramai che andiamo affermando che la cosiddetta crisi del teatro italiano consiste nella scarsa importanza che viene data al lavoro dell’autore.
Non è vero che mancano gli autori teatrali, anzi ve ne sono alcuni, anche giovanissimi, di grandissimo talento, ma ad essi viene relegato quello spazio di cantinati e localini di sperimentazione che non fanno emergere l’opera a volte geniale di tanti amanti della scrittura.
Si preferisce invece dare spazio ai soliti nomi che a volte si mettono alla macchina per scrivere di malavoglia e senza ispirazione, mossi da un appetibile cachet.
Della rilevanza del lavoro dell’autore e di quanto esso sia il punto di partenza di ogni operazione teatrale se ne è avuta riprova al teatro Augusteo qualche sera fa.
Si è dimostrato come uno spettacolo con protagonista un grande attore, con sei bravissime attrici anche ottime cantanti, grandi scenografie, meravigliosi costumi, stupende musiche possa risultare alla fine di una noia mortale e rivelarsi un “flop” mostruoso se il testo è assolutamente privo di valore.
Gianfranco Jannuzzo è stato protagonista di “Due ore sole ti vorrei”, un testo scritto da Enrico Vaime e Dino Verde, suppongo in una mezz’oretta di tempo libero che avevano.
Il solito discorso sul sesso e la sua importanza oggigiorno e nei decenni passati, impostato con l’ originalissima formula del docente/presentatore/cantastorie che dal suo pulpito spiega ad annoiati spettatori le cose del sesso, pretesto per intervallare il discorso generale a squallide macchiette di un recente avanspettacolo o a scenette fra moglie e marito da sabato televisivo.
Non sono bastate la bravura di Jannuzzo, o le stupende scene di Umberto Bertacca, né le coreografie di Gino Landi per colmare la totale assenza di regia (Pietro Garinei?) e la pochezza (per essere buoni) del testo.
Si ha la sensazione che siano stati presi appunti da un cassetto, si sia scovata qualche vecchia canzoncina di soubrette degli anni trenta, una barzellettina di qualche anno fa, un balletto creato in una pausa pranzo, qualche aneddoto del nonno, si sia mescolato tutto in un cappello ed ecco lo spettacolo bello e pronto!
Soffriamo molto poi che il tutto sia stato affidato ad un attore bravo come Gianfranco Jannuzzo che non ha potuto impedire, pur con il dovuto amore che il pubblico gli tributa, forse memore di altre sua interpretazioni brillanti, che molti spettatori alla chetichella se la squagliassero a metà del secondo tempo.
Abbiamo sentito dalle labbra di qualcuno che ci sfilava accanto, nascosto nel suo cappotto, con il tronco chino tipico di chi se la svigna sperando di non essere notato, l’espressione:
“Sesso….Che palle !!”