SU IL SIPARIO di Franco Pennasilico

NOTIZIARIO FLEGREO 28 Aprile 2000


PEPPE E BASTA!

Articolo 26 di 42


Capita raramente oramai di assistere a spettacoli che ti offrono la possibilità di uscire dal teatro gustando la tua serenità, ritrovandoti ancora in auto, sulla tangenziale verso casa, a recitare brani appena goduti o a canticchiare motivi appena ascoltati.
E questo è proprio ciò che è accaduto a me sere fa assistendo allo spettacolo di Peppe Barra, presso il nuovissimo e iperattivo teatro Felix di Chiaiano.
Non a casaccio io scrivo per illustrare ai nostri lettori le occasioni di spettacolo, e non a casaccio ho usato il termine “spettacolo” e non ho adoperato la parola “recital”…
Pur trattandosi di un artista che cantava dei brani accompagnato da un gruppo musicale, risulta assai difficile definire “recital” una performance di altissimo livello spettacolare, dove alle canzoni stupendamente “interpretate” (in tutti i sensi) da un grande del teatro italiano si accompagnavano degli arrangiamenti e degli stili di esecuzione estremamente particolari.
All’altissimo livello dei musicisti (fra cui il bravissimo chitarrista-mandolista Paolo del Vecchio) si aggiungeva, spettacolo nello spettacolo, la verve del violinista (e arrangiatore) Lino Cannavacciuolo.
Il rapporto oserei dire “sessuale” fra Lino ed il suo violino consentiva all’artista, fra salti e piroette, di far fare allo strumento davvero quello che lui voleva, ed il violino di volta in volta ha suonato, ha pianto, ha urlato, si è sganasciato dalle risate, offrendo un contrappunto vocale e non soltanto musicale alle modulazioni canore di un Peppe Barra in gran forma.
Neanche la non perfetta dimestichezza del fonico con il bilanciamento dei microfoni ha rovinato una serata davvero eccitante.
Inoltre si è aggiunta ad una delle sue grandi interpretazioni, alle quali Peppe Barra ci ha abituato, la rischiosità ma anche la validità di un esperimento davvero inusuale per la canzone popolare.
Tutti i brani, di altissima valenza antropologica e prodotto di una lunga ricerca culturale, molti dei quali attinti dalla grande tradizione folk campana, sono stati rielaborati e fusi ad uno stile musicale particolarissimo, che toccava solo marginalmente le sonorità tradizionali per lanciarsi un attimo dopo in note che riportano a paesaggi arabi o mediterranei, per ripassare un momento dopo nel canto popolare napoletano e gettarsi in exploit appartenenti alla migliore tradizione pop, sfociando addirittura in alcuni istanti in “tirate soliste” di marcata connotazione country.
In alcune occasioni, il violinista-folletto che saltava con il suo violino elettrico per il palco ci ha riportato alla mente alcuni magici momenti dei concerti della Marshall Tucker Band.
E la fusione dei generi, che tanta fortuna portò alla canzone d’autore quando Fabrizio de Andrè si unì alla PFM o Guccini ai Nomadi, ha generato una godibilissima serata per gli spettatori del teatro chiaianese, che da rudere di cinema che è stato per tanti anni, oggi la cooperativa Magazzini di Fine Millennio sta trasformando in una sicura meta di spettacoli di altissima qualità.