SU IL SIPARIO di Franco Pennasilico

NOTIZIARIO FLEGREO 31 Marzo 2000


VOLA, LUCINA BIANCA VOLA…

Articolo 22 di 42


Chissà perché, quando ci si trova in una situazione celestiale e si ha la percezione che il nostro corpo resti rigido sulla terra mentre la lucina della nostra fantasia comincia a librarsi nell'aria, ci si aspetta sempre che questo accada mentre siamo in un posto ameno, all'aperto, su una spiaggia, su una montagna, sulle rive di un lago e che i nostri occhi siano chiusi per assaporare ancor di più il momento magico...
Ebbene, venerdì ho avuto la riprova che invece tutto ciò può accadere anche al chiuso, per esempio al teatro Bellini e avendo gli occhi aperti, anzi sbarrati... 
La sensazione è stata quella di sentire mettersi in moto la nostra anima che si liberava del suo involucro fisico come fa il serpente durante la muta con la sua guaina multicolore.
Responsabile di tutto ciò lo spettacolo IL CERCHIO INVISIBILE di e con Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierrèe. 
La coppia (ma forse sarebbe più giusto definirli un'unica entità divisa in due corpi) ha letteralmente preso per mano le "lucine della fantasia” dei numerosi spettatori e le ha portate in giro per un'eterea galassia costellata di colori, di movimenti aggraziati, dì risate liberatorie, di piume e di paillèttes...
La faccia della follia di Jean Baptiste che ci porta per incanto nel mondo del circo e dei suoi giochi di fantasia, fra palline colorate e nasi finti, cacciati come per magia da valige variopinte dalle quali a bocca aperta attendi che lui cavi gli oggetti più disparati che meno ti aspetti, scomparire in quinta per far posto alla sua donna, che vedi entrare in scena nelle forme più impensabili...
Ed ecco che Vìctoria, che entra vestita da damigella, da guerriero, da gentile signorina con ombrellino, si trasforma in un attimo, contorcendosi, piegandosi, invertendo gli elementi dei suoi costumi, in pavone, in sinuoso pesce, in dorata conchiglia, in aggraziata medusa... 
Ed il massimo della meraviglia quando i due si uniscono in un numero unico: a bordo di luccicanti, riciclate, cromate macchine ricavate da pezzi di biciclette, scorrono il palcoscenico girando in cerchio e stampando nei nostri occhi quel vorticoso turbinio di ruote, pedali, catene, manubri, campanelli...
Quel vorticoso turbinio che ancora molto tempo dopo, nel ritorno a casa, nel nostro sonno, nelle giornate successive, continuava ad essere impresso nelle nostre menti, proprio come un benefico, magico, liberatorio "Cerchio invisibile”…