In un teatro Sannazzaro gremito in ogni ordine di posti, fra giovani
curiosi e “anta” nostalgici, ho potuto la scorsa settimana assistere allo spettacolo del ricomposto duo dei Sadici Piangenti.
Renato Rutigliano e Benedetto Casillo, per l’occasione ringiovaniti di vent’anni, ridebuttano alla grande come se il tempo non fosse
trascorso, come se questi due decenni passati dall’incomprensibile scissione non avesse intaccato minimamente la grinta e la vivacità di un
repertorio che ci ha riportato alle lunghe serate trascorse in macchina fra amici ad ascoltare le loro cassette ed a discorrere fra di noi adoperando le espressioni, divenute tormentoni, partorite dalla lucida e al tempo
stesso folle mente dei due…
Il datore di lavoro ci sgrida? La mamma ci opprime? La fidanzata ci rompe? Il professore ci fa le prediche? “Tutte ‘a Ciro, ‘o bbonno!”
Organizzziamo una bella serata senza far sapere niente a nessuno? Lo facciamo “Aumma Aumma…”
Insomma ancora un sacco di risate ad ascoltarli, a godere della magica alchimia fra la figura ed i toni compassati, eleganti, aristocratici di
Renato e la vis comica, la faccia, i tempi da scugnizzo di Benedetto.
Nonostante la mutata concezione dell’umorismo, che oggi obbedisce a canoni diversi, a ritmi televisivi, a tempi calcolati, a battute fulminanti, l’inossidabile comicità del disarmante buzzurro che chiede all’ Ufficio Anagrafe “’a fede ‘e nascita” è malinconocamente attualissima.
Spero che quest’eccezionale, applauditissima rentreè (*) spinga i due a ricomporre i dissidi, qualunque essi siano stati vent’anni fa, e
riallineare il loro repertorio ai giorni nostri, riconsegnandoci un cabaret da sommergere di applausi, oggi in grandi teatri come un tempo facevamo al Pentotal al Vomero, o in minuscoli pub o davanti agli schermi di
piccole, pioneristiche televisioni private.
Forza Renato, forza Benedetto!
Ritornate!
Non siate né sadici, né piangenti!
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